Pubblichiamo un documento dell’Associazione Bianchi Bandinelli sulla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di palazzo Venezia a Roma
A fronte degli stanziamenti disposti nella legge di bilancio 2018 e con il Piano grandi progetti beni culturali per la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte (BIASA), l’Associazione Bianchi Bandinelli esprime il proprio sconcerto e una profonda preoccupazione per il modo con cui si sta gestendo un’operazione di grande rilievo culturale per la quale ci si sarebbe attesi un ampio e approfondito dibattito pubblico che coinvolgesse, come è naturale che sia, studiosi, ricercatori, esponenti del mondo della cultura.
Per tali motivi chiediamo una risposta su alcune questioni di fondo che per la loro importanza e gravità è necessario chiarire:
- Perché non viene portato a conoscenza, se esiste, il progetto complessivo per una biblioteca di livello internazionale come la BIASA? Perché tale iniziativa, che dovrebbe essere di importanza strategica e di interesse nazionale, non è stata portata avanti attraverso un processo condiviso con la comunità tecnico scientifica di riferimento, come si fa in altri paesi, con la trasparenza necessaria su modalità e tempi di realizzazione?
- Per non danneggiare gli utenti –italiani e internazionali – della BIASA è assolutamente da evitare la chiusura della biblioteca prima che siano stati resi disponibili e predisposti i locali identificati per la sua nuova sede. A questo scopo sono state valutate da esperti le esigenze della BIASA, gli spazi e le risorse necessarie per i magazzini e per le sale di lettura, per la crescita delle collezioni, per i servizi, quelli esistenti e quelli futuri? i tempi e le modalità del trasferimento, in modo da ridurre al minimo il disagio per il pubblico garantendo i servizi essenziali ? Si tratta di ristrutturare e rilanciare, a quasi un secolo dalla sua fondazione, la più grande biblioteca pubblica italiana per l’Archeologia e la Storia dell’arte, il cui carattere specialistico e di ricerca va quanto possibile rafforzato e le cui collezioni, oggi smembrate in sedi separate, devono essere riunificate. Invece il recente, insensato accorpamento della BIASA al Polo museale del Lazio ha portato a una grave diminuzione dei servizi (chiusura del sabato, acquisti fermi, tagli al bilancio, ecc.).
- Quali garanzie, anche di natura giuridica, in particolare sotto il profilo patrimoniale e della condizione occupazionale del personale, potrà dare la ventilata trasformazione in Fondazione? Si provvederà a salvaguardare la natura demaniale del patrimonio librario al momento del passaggio di tale patrimonio alla Fondazione? Saranno istituiti un consiglio scientifico adeguato a una biblioteca specializzata di alta formazione per l’Archeologia e la Storia dell’arte e un direttore bibliotecario ? Il personale sarà selezionato con criteri e procedure pubbliche? Come saranno assicurate alla Fondazione regolari entrate, considerato che i servizi delle biblioteche pubbliche sono in massima parte gratuiti?
- Il legame storico con l’Istituto nazionale di Archeologia e Storia dell’arte sarà assicurato nella Fondazione, e con quali garanzie per l’integrità dell’insieme formato dal nucleo storico delle collezioni e dalle accessioni successive alla separazione dei due istituti? Ci preoccupa anche il destino di Palazzo Venezia e degli spazi lasciati dalla Biblioteca, la loro ristrutturazione e la loro nuova destinazione d’uso, anche perché si tratta di un patrimonio unico.
Infine, ribadito che obiettivo primario di qualsiasi biblioteca pubblica è di assicurare agli utenti i libri e i servizi necessari allo studio e alla ricerca, si chiede che venga immediatamente costituita una commissione o un gruppo di lavoro con competenze tecnico scientifiche allo scopo di indirizzare le scelte e le decisioni fin dalla fase progettuale.